La promessa della pace mondiale
Il messaggio rivolto nel 1985 dalla Casa di Giustizia, suprema istituzione della Fede bahá'í, ai popoli e ai governanti del mondo pone questioni fondamentali per il raggiungimento della pace. La principale «è come il mondo attuale, con la sua radicata consuetudine al conflitto, possa mutarsi in un mondo in cui prevalgano l'armonia e la cooperazione».
Per la Fede bahá'í la risposta è una: l'unità del genere umano, verità spirituale confermata da tutte le scienze umane: l'antropologia, la fisiologia, la psicologia riconoscono infatti l'esistenza di un'unica specie, benché infinitamente diversificata negli aspetti secondari dell'esistenza. Riconoscere questa verità esige l'abbandono di qualunque tipo di pregiudizio: razza, classe, colore, credo, nazionalità, sesso, o grado di civiltà materiale.
Niente servirà alla causa della pace più dell'adozione di una «struttura autenticamente universale» che si adoperi per abbattere le barriere del razzismo e sradicare la disparità fra ricchi e poveri, lo sfrenato nazionalismo (in favore dell'amore per l'intera umanità) e le lotte religiose, e per favorire l'emancipazione delle donne e il conseguimento della piena parità fra i sessi e l'educazione universale.
«È l'ignoranza, infatti, il principale motivo del declino e della caduta dei popoli, nonché del perpetuarsi dei pregiudizi», si legge nel messaggio, che sottolinea l'importanza di «insegnare a ogni fanciullo il concetto di cittadinanza mondiale come parte della sua educazione di base».
L'abolizione della guerra, è incontrovertibile, «non è una mera faccenda di firme di trattati e protocolli». Basata su accordi politici, l'idea della sicurezza collettiva rimarrà una chimera. Il punto è trattare i problemi inerenti la pace innalzando la situazione «a livello dei princìpi».
«La pace fiorisce da uno stato interiore sostenuto da una visione spirituale o morale» rimarca la Casa Universale di Giustizia, e la pace mondiale «è lo stadio successivo nell'evoluzione del nostro pianeta». Dunque non solo è possibile, è inevitabile.
Sono trascorsi 37 anni da quando la suprema istituzione della Fede bahá’í, ha divulgato il messaggio, eppure la dichiarazione risulta ancora drammaticamente attuale. La crisi climatica, i venti di guerra che continuano a soffiare in svariate parti della terra, il collasso del sistema finanziario, le emergenze sanitarie, le disparità persistenti ad ogni livello della società testimoniano che «il bisogno di pace si fa sempre più urgente».
La chiarezza su questo punto «permetterà a tutti i popoli di mettere in moto quelle forze sociali costruttive che, accordandosi con la natura umana, promuoveranno armonia e cooperazione invece di guerre e conflitti».
L'attuale confusione in atto nel mondo e le disastrose condizioni delle faccende umane altro non sono che «una fase naturale di un processo organico irresistibilmente diretto alla finale unificazione dell'umanità in un unico ordine sociale, i cui confini saranno quelli stessi del pianeta».